Tradizione e gastronomia
Per via dell’instabilità del tempo, al mese di marzo è affibbiato l’epiteto di pazzo; del resto esso è dedicato al bellicoso Marte. A questo carattere rimandano i proverbi: marzu pacciarieddhru no lassare lu cappottu e mancu l’umbrella, marzo pazzarello non lasciare il cappotto e nemmeno l’ombrello; marzu pacciarieddhru iti lu sule e cacci l’umbrella, marzo pazzerello vedi il sole e prendi l’ombrello.
Improvvisi mutamenti meteorologici caratterizzano il mese durante il quale giornate col tempo bellissimo lasciano il posto a fenomeni temporaleschi, sia pure di breve durata, che fanno dire: a marzu e’ mugghiu ttieni do’ umbrelle: pe’ li giurni tristi e pe lli giurni bueni, a marzo è bene tenere due ombrelli: per i giorni di cattivo tempo (per ripararsi dalla pioggia) e per i giorni di bel tempo, utili per ripararsi dai raggi cocenti del sole. È possibile che avvengano nevicate, grandinate e gelate, assolutamente dannose alle gemme già presenti sui rami, poiché marzo ‘mprena l’àrveri, marzo feconda gli alberi.
Tuttavia la temperatura comincia il suo movimento ascendente e possiamo goderci i raggi del sole che, dopo la prolungata assenza invernale, invitano a crogiolarsi…ma a nostro rischio e pericolo! Perché, sostengono i medici, è un sole “malato” e pericoloso, come ammonisce il modo di dire: e’ mègghiu la mamma cu chianga la figghia ca lu sule de marzu cu la mpigghia, è meglio che la mamma pianga la figlia anziché il sole di marzo la infuochi, o se la prenda, facendola diventare matta.
A marzo la luce del giorno è sensibilmente aumentata e lo ricorda questo proverbio: quandu lu pièrsecu fiurìa, tanta la notte quantu la tìa; quandu poi e’ già maturu, tanta la luce quantu lu scuru, quando il pesco fiorisce (21 marzo), tanta la notte quanto il giorno; quando è maturo (21 settembre) tanto il giorno quanto la notte.
Per approfondire: R. Barletta, Quale santo invocare? Feste e riti del calendario popolare salentino, Grifo, 2013